Frase di Alberto Bevilacqua
Gli editori credono ciecamente, con apriorismo razzistico, che la poesia sia tabù per la libreria. E lo credono anche i librai.
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Frasi affini
È di nicchia - d'incerta presa, non ha senso - un disvalore - s'è mutata (folle pretesa) - è obsoleta, il verso è dissoluta piaga - la poesia non paga. Non si accettano florilegi! È inutile fardello, biribara d'uggiosi luminari pretestuosa metrica d'inamidate teste d'uovo. Quanta retorica,cosa pretende? Non ha più voce. Ormai non canta delle selve, voragini di sterpi e di raminghi falchi, della pioggia sulle spalle dei tagliaboschi, di traudite oreadi - irrelato nume - mal si concilia il sonno con l'impeto che s'anima di parole - poesia che nasce e muore sotto gli occhi della gente - confitto punto che non rivada accapo, che non disperda inchiostri in minutaglia, in esili rovelli di risicate gabbie. Materia di librai annoiati - s'ingrossano le discariche di stampati - non riemerge dallo scrittoio d'acquattati stampatori, sotto cumuli di schiccherati avanzi in un cantuccio giace la mole di faldoni. L'INESISTENZA (Il Capitolo Monografico).
Inserita il 17/05/2023 alle ore 20:09
Dove finisce la poesia non consumata, il verso non trattenuto -irrespirato cielo- la parola non compresa, l'incauta scritta in gromme di cemento; cosa rimane della poesia derisa, scostata, della poesia invenduta e le sue dune, dello scurato pregio nelle vene di pennate, nelle lamine di retinervie, di tutta questa poesia offerta in pasto alla sostanza indocile, ad aride lagnanze. Ne resta il disunito lembo di acrostici slogati in incompite cale, la digrumata stele, la spocchia decadente nel cincischìo di epigoni, nei baci di fiele disseminati sulle pagine di polvere di Poeti Scapigliati. Come chiama il poeta il profumo e la sua rosa, il tedio di giunchi assolati nei lobi di rotonde, le fulve chele di una perduta stella? Inizia in rime sciolte il pamphlet sur la revanche, la luna non è lontana ora che si discosta la marea sizigiale dai ceppi atterrati, e la notte è una stanza di carta. Stornai nientificati equivoci di voci nel diacronico deflesso che s'annida fra i pronomi, ti dimenticai nei respiri di malmostose alghe, in bisillabe disciolte nella mano dello scriba; non fu chiarore di strade il verdito mento, il tizzo rosso della chiosa. La festuglia del Fosco disarma la grafia, per poco s'intuiva la sottile allegoria, si stranisce l'òmero nel colore delle gote, ricade sul davanzale il tempo e la sua storia. Cosa rimarrà del verseggiato campo, del vùlture a perlustrare il giorno che rinasce alla poesia? ABGRUND (In fieri - La Pagina Bianca)
Inserita il 29/05/2022 alle ore 11:35
Altre frasi di Alberto Bevilacqua
Alberto Bevilacqua (Parma, 27 giugno 1934 – Roma, 9 settembre 2013) è stato uno scrittore, poeta, regista, sceneggiatore e giornalista italiano.
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Partecipa alle ultime discussioni
Scritto da Utente anonimo
Il 15/05/2024 alle ore 19:23
Che brutta cosa…
Scritto da
Claudia
Il 15/05/2024 alle ore 09:11
Tutti mi dicono che la mia incapacità di essere razionale è un difetto, ma in realtà vedete che è quasi un requisito per essere felici? â£
Mi sono sempre chiesta che effetto facesse il suono della nostra lingua a chi non è italiano, ma non immaginavo questo...
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