Thea Matera | AforismiCitazioni.it
Frasi presenti in archivio: 183
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Frasi di Thea Matera
Un libro di versi s'acquista forse per curiosità, o per diletto, ancor più per una bella copertina, occasionale riflessione sul tema- la poesia è ciò che annoia e non ristora- un tecnico quanto inesorabile tourbillon d'improduttivi versi e rime da scolaretti, insensatezze poco importanti. Sicuramente una nuova raccolta di poesie non fa la differenza e, con buona probabilità, a pochi, o nessuno, interesserà la profusione di parole scritte in bella copia. La poesia intimorisce - la parola ci attraversa - la poesia non è lettura complicata, è parte del vento, come la musica, non lontana dal nostro caffè nero, dal tempo che ci piega, dall'occhio ancora stretto dalla notte, dall'angolo violaceo del pc acceso, dalla disutile conversazione che accende il giorno d'apparenti attese. La poesia decanta la stagione che c'involge e ci foggia, non si defila dalla sostanza delle cose- oralità desueta- non è gassosa percezione di smorte voci che tornano da passati muffi di zavorre, l'ambage che ristagna sulle forme e si fa polvere della ragione. Il Poeta non ama sostare sotto i riflettori, non giunge ad alcun traguardo, non è un numero, il punto o la virgola, il rudimento automatista, non il triste clown della foto in bianco e nero, inconsapevole oblio dell'opera a stampa... la fama è un'ombra che appiattisce. POÈTES, DANSEURS REBELLES SOUS LA PLUIE.
Inserita il 31/07/2023 alle ore 11:59
Una stanza. Una valigia lilla ed una raspa, ricadente mandorla - una sacca - l'ombra di gigli sull'attaccapanni, fa un cappotto d'incerati trucioli la notte. Nello specchio una stanza. Ha due porte, improbabili comparti, in due metà si scinde il trompe l'œil dei giardini di Bordeaux, rallumina il vecchio poster de Le Procope nel cigolio di porticine, nell'occhio fisso di stupore un chiodo viola regge un quadro di scarlatti, solidago un vaso di puntine. ... Sul chiavistello s'impaura, pallido geco, del vuoto della parola che trabocca, di sogni e mete trafitti da un inganno, ciò che ristagna - opalescenza - in una coppa di vestigia, a mezza voce, di finestre cieche, smesse cartografie sulle vetrate degli Atenei. Una linea s'infittisce sul vizio della serratura - fascio di luce in una tazza di caffè - risplendono di una bellezza resa le fave sui tavoli ed il pane, al centro dell'aura sul davanzale - raggiato faro di legno - fa da sipario agli assecchiti vanni l'ansa poco illuminata, lo sgocciolìo della fruttiera ritaglia sul velario una ciliegia blu sullo stuoino. (STIMMUNG - I Parte).
Inserita il 07/07/2023 alle ore 12:15
È di nicchia - d'incerta presa, non ha senso - un disvalore - s'è mutata (folle pretesa) - è obsoleta, il verso è dissoluta piaga - la poesia non paga. Non si accettano florilegi! È inutile fardello, biribara d'uggiosi luminari pretestuosa metrica d'inamidate teste d'uovo. Quanta retorica,cosa pretende? Non ha più voce. Ormai non canta delle selve, voragini di sterpi e di raminghi falchi, della pioggia sulle spalle dei tagliaboschi, di traudite oreadi - irrelato nume - mal si concilia il sonno con l'impeto che s'anima di parole - poesia che nasce e muore sotto gli occhi della gente - confitto punto che non rivada accapo, che non disperda inchiostri in minutaglia, in esili rovelli di risicate gabbie. Materia di librai annoiati - s'ingrossano le discariche di stampati - non riemerge dallo scrittoio d'acquattati stampatori, sotto cumuli di schiccherati avanzi in un cantuccio giace la mole di faldoni. L'INESISTENZA (Il Capitolo Monografico).
Inserita il 17/05/2023 alle ore 20:09
Attenderò il tuo manifesto passo nella pioggia d'agosto di sbiancate volte, sulle campate sponde di stelle cadenti, e mi ritroverai, al di là del piceo serro, nell'orbita di raso, negli occhi di chi ti sarà accanto, accosto alla pietra muta seduta sopra una sillaba di sale. Furente come l'acqua che rovescia gli argini traverserò rinserrati sogli, predaci abissi, l'orizzonte e la risacca, strozzati alvei di acquaioli dopo la tempesta. Risalirà la tua voce dai ramosi zocchi di boscaglia ne coglierò il suono anche nel vento, tra i rovi delle mie paure, serberò gli attimi di sabbia fra le pieghe delle mani e cingerò l'orma delle tue vele sfidando il buio, con le ali dentro al petto. DIAPSÀLMATA (Preludio).
Inserita il 25/03/2023 alle ore 13:30
Ha due binari la felicità, ingiù si manifesta come sutura di risplendori, speciosa lacrima confusa con la sorte, s'appressa alla fortuna giacchè sorride e risvolta il fianco alla speranza. Ignora il malvezzo, la magagna, svaria la luce del mattino il muto fondo, il limaccioso balco di scancellate mete. Non vengo dall'indipinto vuoto dal nulla che non quadra, in ogni mia cellula scorre l'Universo, giungo dal suolo che s'anima di musica dalla parola che trova pace laddove distesi il foglio, dove scale si diramano come ponti di fluorite, dove di notte il loto attende di fiorire nella terra dei ciliegi. Sii sempre come ridesto sogno, immortale fienagione, dirotta il verso che si torce nella rete e ch'io salvi l'occhio dalla palustre scienza, dalla monocorde piaga d'inutile saccenza. (SEHNSUCHT).
Inserita il 23/03/2023 alle ore 08:30
S'è distanziata l'ombra dalla meridiana, gira sul fuso il mondo e la sua ruota, - siffatti l'àncora ed il calcagno - sulla prodaia, fissati come chiodi, flagrano capelluti sfagni. Chiude gli occhi, tutto tace, sulla provenda, plicata a dense strisce, mansueta scorre l'anima in un corpo di limace. Senza riposo rotava il chiurlo, girava sul pennone come goccio l'astrolabio, si salvò il pompelmo fra le rose, in mare aperto il periplo a levante decantava il blu di Prussia del piumaggio. Dalla sediòla scambiò per apparenza il pianto di cicale, di solito non liquefa la foglia la confidenza fatta, come un sorriso di traverso fa la pesta di caprini, dall'abbaino, in disparte, raffila un arrotino il disegno delle nasse. In crogioli e matracci distillava il senso delle cose, temperava nel piatto la sua mela, s'affacciavano nella controra, come due occhi, gli orologi, e non si sperde - dagli tempo - sconnesso il solido in due punti... scese a pennello il guscio sull'artista, la rara convinzione di fragorose nuvole, la mola che sfugge all'orma di due distinte fragole. Sa di sale - è già partita - l'onda disciolta come neve, dove la voce diventa bosco, insetto che disvuole l'acqua di garofani, mutavano le triglie nell'acquaio, la fibra dell'alga sulla scrivania. Che fine ha fatto, disteso, appollaiato sul ramo di camoscio, adiacente all'ago della bussola divorava fino all'ultima parola, semmai disfece la coerenza il polline sulla veranda, s'aggiunse pure in là della pagliola il cespo millefoglie di lattuga; chissà se il cembalista suonerà le prime sette note del notturno, accresce in lui la netta meraviglia di sfuse primavere nei bistrot, nei graffiti sulle porte dei mètro. PASCORE (Eingedenken).
Inserita il 20/03/2023 alle ore 15:32
E ti accolsi in un'alba di miragli, di apocrifi risvegli di lecci e di ginestre, in un silenzio sgombro di mortai, di laschi abeti, dove si nasconde il sole quando vuol dormire. Con l'anima in catene riabbracciai il tuo canto tra i colori estinti nelle crune di agorai e tu, cavaliere azzurro, avevi ancora negli occhi reste di pupi riversi sui ginocchi, e di bagatti, di loriche mozzate nelle fosse di tetragoni capestri. Hanno artigli i tuoi sogni di bambino, denti aguzzi di scudati ostri le tue notti, blandiva la tua nervata guancia una scaglia di oleandro, il lacerato becco della cima dove pregavi come un Angelo in un raggio di trifogli. (WORMHOLES -Dalla Trincea).
Inserita il 06/03/2023 alle ore 12:20
Corollati d'inerti gambi dilavano smunti tegolati, dal cielo semibuio straripano, bocconi, reiterati nembi su liste di amaranti. Forcuti balestrucci modellano nidi di fango su casupole dipinte, si screpola sulla muraglia il lungo stecco oltre gli ulivi, la vena di lumìe; nel ciurlo di crocchi spiri di branchie, edaci fondali grovigliano centauri, infuria l'acquazzo in allagate dighe dove sigizia nei fiumi in secca la stria d'invasi, colmi di chiocciole nell'erba. Assiso al bugno sulle altane, fittile tentenna un miraggio di cerini, scoscendono nel calastrino ombrelliferi puntali. Zigano umanati venti nella raguna di supine lune, di abrasi barcherecci, nella coda dell'occhio d'irenici lauri si risveglia la giunzione planetaria. LA COSTANTE DI FIDIA (Mensis Martius).
Inserita il 05/03/2023 alle ore 12:00
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Scritto da
Nicola
Il 29/04/2024 alle ore 15:34
Interessante, però nel periodo di Pascal, adesso direi molto meno...
Scritto da Utente anonimo
Il 29/04/2024 alle ore 15:13
Il coraggio si manifesta quando affrontiamo le nostre paure, e quando lo facciamo, scopriamo che il più delle volte non c'era niente da temere...
Stefano
Scritto da
Nicola
Il 29/04/2024 alle ore 12:47
L'ho sempre sospettato che l'umanità è più stupida che geniale...
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