Aforismi e Citazioni | Categoria: Calciatore

Volevo diventare calciatore o astronauta. Ma già a 14 anni la musica è diventato il mio interesse principale.

I calciatori cattivi guadagnano certo troppo, quelli buoni non guadagnano mai abbastanza.

Oggi i calciatori sono diversi, perché ci sono più mezzi di comunicazione, ma nella mia epoca i calciatori non erano in realtà così divinizzati: erano eroi popolari e venivano vissuti diversamente. Oggi i calciatori sono quelli che guadagnano tanti soldi, che hanno belle macchine; noi forse eravamo più passionali e meno materiali — nonostante poi tutti noi abbiamo provato a guadagnare il più possibile.

[Su Andrea Belotti] Ha qualità che si avvicinano a tanti calciatori, per definirlo bisognerebbe fare un bel mix, da Vieri a Graziani, ha forza fisica e senso del gol [...].

Nell'ultimo decennio credo che Francesco Totti sia stato il più bravo calciatore italiano, probabilmente anche il più continuo. Attraverso le sue doti, grande tecnica, forza fisica e intelligenza sul campo, è stato il calciatore simbolo sia della Roma che della nazionale italiana.

il maggiordomo: Lasciatela fuori la macchina, tanto dentro la rubano lo stesso. [ad Amedeo]

il direttore: Lei è così umile di mente, che se la conoscesse Pannella, farebbe lo sciopero della fame contro il Padreterno! [ad Alvaro]

Portiere: Dicaaa!
Alvaro: Senta! Quante volte le ho detto di non dirmi "dica".
Portiere: Allora non dica! Tanto se dice o non dice a me nun me ne frega proprio niente.

Alvaro: Nun je la faccio più [piange].
Sposito: E lasciali gli spaghetti.
Alvaro: A Sposì, ma te pare el momento de pensà agli spaghetti. Io nun riesco a reggere 'sta situazione. Pensa quando quella squattrinata torna c'a madre. Io c'ho paura! C'ho paura!
Sposito: Ma hai paura di ammazzarle?
Alvaro: No! C'ho paura che me danno pure 'n sacco de botte. Specie mì socera, quella sì che mena de brutto.

Alvaro: Ammazza 'sto telecomando! Ce manca solo che fa bollì l'acqua d'a pasta.

Maggiordomo: Commendatore. C'è il senatore Andreotti al telefono.
Pecorazzi: Mmmmh! 'sto romanista m'ha da rompe li cojoni sempre mentre magno...

barista: Dopotutto, ne saremmo stati in 20.000, loro parevano dù milioni: mazze, tamburi budi bu, triccheballacche, mortaletti, sirene... ce mancavano solo i paracadutisti.

Alvaro: Stavolta er trauma cranico me viè davvero. [dopo aver scoperto che Grass è gay]

Amedeo: Mortacci d'a Lazio! Mortacci d'a Roma! Mortacci de Pecorazzi! Mortacci loro! Mortacci mia! Mortacci der pallone!

la suocera: Ma figlia mia... come te sei imputtanita!

Amedeo: E meno male che sono due, altrimenti, come dicono gli inglesi sarebbero stati "bitter cocks" [...] Cazzi amari!

Alvaro: Ah! Che bella cosa er citofono.

Quando avevo dieci anni ho scritto un saggio su quello che avrei fatto da grande. Scrissi che sarei diventato un calciatore professionista e un attore comico nei mesi in cui non c'era il campionato.

L'esperienza al "Messaggero" ha significato entrare nel giornalismo direttamente dalla porta principale, un pò come per un calciatore esordire subito in serie A. Il primo giorno, dovendo incontrare l'allora direttore, Mario Pendinelli, mi preparo mentalmente una griglia composta da tre sezioni del giornale delle quali mi sarebbe piaciuto occuparmi: politica, cultura e sport. Pendinelli, ovviamente, mi manda agli spettacoli.

è un onore sentirmi accostare ad Armando Picchi e Giacinto Facchetti, due calciatori, due persone, incredibili, che hanno fatto tantissimo per questa grande squadra.