Gino Strada | AforismiCitazioni.it

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Frasi di Gino Strada

La chirurgia di guerra era un'attività di nicchia. La faceva la Croce rossa. E i militari, che però erano proprio un altro mondo. Nel '91, guerra del Golfo, i militari chiesero a Ginevra d'andare in Bahrein. Avevano allestito un ospedale da 5mila posti letto. Vuoto. Mandammo 101 chirurghi inglesi. Ma fecero un solo intervento: a un mignolo.

[Sul Sistema Sanitario Nazionale] è una cosa fondamentale. Credo che sia stata una grossa stupidaggine quello di renderlo regionale, perché si creano venti sanità diverse, si moltiplicano per venti i costi amministrativi, burocratici, eccetera e si crea soprattutto discriminazione.

I libici sono tosti, chiudemmo perché non arrivavano feriti di guerra, solo delinquenti locali. E ci pigliavano a sassate. Coi palestinesi ci ho provato, un ospedale a Ramallah. Andai dal ministro. Mi disse: "Ma voi avete 5 milioni da spendere? Sa, un posto letto vale 100mila dollari". Arrivederci... Ho sempre pensato che una parte d'aiuti alla Palestina finisca altrove.

Nessuno può essere neutrale. Non puoi esserlo, su un treno in corsa. Come fai a esserlo in Iraq? Però non siamo neanche di sinistra: scegliamo la vita, la giustizia, l'uguaglianza.

Credo che questo Paese sia ad altissimo rischio, sull'orlo del baratro e di una grande tragedia sociale. Penso che ci sia una persona come Stefano Rodotà che dà garanzie morali e civili e di impegno sui problemi delle persone: il lavoro, la sanità, la scuola. Sono orgoglioso e contento di supportare una candidatura come quella di Rodotà, che mi sembra la persona migliore in questo Paese per portarci fuori dalla deriva.

[Su Matteo Salvini] Mi stupisce la completa disumanità di questo signore.

[Opponendosi al Governo Conte] I cittadini devono organizzare una resistenza di fronte a questa nuova barbarie, a questo nuovo fascismo misto a incompetenza e a bullismo che sta dilagando. Credo che gli italiani non siano questi mostri che vengono dipinti, ma siano sempre stato un popolo molto solidale e aperto. Sarebbe ora di farsi sentire. Mi rifiuto di credere che in Italia ci sia stato questo cambiamento antropologico in pochi anni.

Pecunia olet... Quando arriva dal crimine. E chi dona, pretende di decidere chi devi operare e chi no.

Ci sono tanti modi per intervenire. Il dramma di oggi è che di fronte a qualsiasi problema si pensa solo ed esclusivamente in termini di "che risposta militare diamo", cioè "quanti uomini mandiamo, dove, chi li comanda". Il problema di per sè non lo si affronta mai.

Quella italiana non esiste. Ma della Croce rossa di Ginevra ho gran stima. Avevo girato per loro, dall'Etiopia al Perù. Solo che a un certo punto s'erano disimpegnati dalla chirurgia di guerra. Che è difficile, costosa, rischiosa.
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Se un regime è oppressivo, la gente sta male. E noi ci andiamo. Quelli che noi chiamiamo dittatori, in Africa sono presidenti. E loro come dovrebbero chiamare i nostri "presidenti" Orbàn o Erdogan?

In alcuni posti ho lasciato la salute. L'anno in Sierra Leone è stato devastante, perché ebola non è diverso dalla guerra: il nemico non lo vedi, ma ogni passo che fai potrebbe essere l'ultimo.

Dal 2011 abbiamo raddoppiato il budget, ma i progetti sono tanti. Un ospedale è un debito continuo, ogni anno i ricoveri aumentano del 30%. In Afghanistan, il sistema sanitario siamo noi.

Anche noi avevamo una nave per salvare i migranti, ma costava troppo: 150mila euro al mese. È verosimile che certi meccanismi lascino spazio a comportamenti illegali. Ma non cambi la tassazione delle Ong solo perché tre sono poco chiare: indaghi su quelle tre!

Utopista va bene: secoli fa, era utopia abolire la schiavitù. Pacifista, no: lo sono anche i parlamentari che poi votano per le guerre.

[Sulla candidatura al Nobel per la pace] Accade ogni anno. Ci sono delle regole, il candidato non sa mai chi lo candida. Accettarlo? Mah, l'hanno talmente svilito: Obama l'ebbe per un semplice discorso, Kissinger con tutti i golpe che ha organizzato, l'Ue che tira su muri e nei Balcani fece una guerra tra le più sanguinose del secolo.

Da ragazzo ero certo che diventando adulto il mondo sarebbe stato migliore, ero un illuso.

Questo mestiere [chirurgo di guerra] mi piace, anzi non riesco a immaginarne un altro che possa piacermi di più. In fondo, ma non vorrei essere frainteso o accusato di snobismo, è un gioco. Nel senso più vero. Come gli scacchi o il bridge. Attività libere, non condizionate, senza secondi fini, che si praticano solo perché piacciono.

[Sul Governo Conte.] Siamo di fronte a un governo razzista e fascista che non ha nessun problema a lasciar morire persone. Non è una grande novità perché questo terreno è stato preparato dal governo precedente [di Paolo Gentiloni] e dal ministro degli Interni precedente [Marco Minniti].

Un cecchino di Sarajevo si lascia intervistare in una stanza quasi buia. Mi sembra incredibile: è una donna. Una donna che spara a un bambino di sei anni? perché?"Tra ventanni ne avrebbe avuti ventisei", è la risposta che l'interprete traduce.Il freddo diventa più intenso, fa freddo dentro. L'intervista finisce lì, non c'è altra domanda possibile.
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