Saffo | AforismiCitazioni.it

Quelle, agghiacciate in core, abbassàr l'ale.

O bella, o soave fanciulla.

E a te, leggiadro | Donzello, Amore.

Fermati, amico mio, | e rivela ai miei occhi la tua grazia.

Costei, sciatta e di rozzi abiti cinta, | Costei t'entra nel core; ella che ignora | Come insino ai calcagni imi dispieghe | La gonnella ondeggiante a larghe pieghe?

Morrai, tutta morrai; nè ricordanza | Di te dopo l'avello | Sorviverà nessuna: | Però che mai non dispiccasti rosa | Nata in Pieria: bruna | Tragitterai dell'Orco | La dolente laguna.

Scuote Amore il mio cuore | come il vento sul monte | si abbatte sulle querce.

Sia che te Cipro o Pafo [abbia] o Panormo.

Giacerai morta, e memore | Niun di te sarà mai, | Chè le rose di Pierïa | Tu non cogliesti mai, | E ignota avrai tu d'Aïde | Nelle case soggiorno: | Niun fia, che lieve guarditi | Volante ai morti intorno.

Colui mi sembra essere ai Numi eguale, | Che a te dinanzi si rimane assiso, | E a te da presso udire puote il dolce | Tuo favellare.

Venere eterna, in variopinto soglio, | Di Giove figlia, artefice d'inganni, | O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio | Di noje e affanni.

Subito a me il cuore si agita | nel petto solo che appena | ti veda, e la voce non esce, e la lingua si spezza. | Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle, | e gli occhi più non vedono | e rombano le orecchie.

Venere eterna in vario adorno trono | Sedente, a Giove figlia, ingannatrice, | Deh! con dolori non domarmi e dammi | santa, l'alma.

Sinceramente vorrei esser morta; | lei mi lasciò, tra le lacrime | e mi disse: come è terribile, | Saffo, questa nostra sorte, | perché è contro il mio volere che ti abbandono.

Ho una bella bambina, che assomiglia a fiori d'oro, | Cleis amatissima, | non la cambierei con la Lidia intera, nè con l'amata.

Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto | Ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente | I dolci detti e l'amoroso canto!

perché chi è bello, non è bello che il tempo di guardarlo, | chi è nobile sarà subito anche bello.

O Venere dal soglio | Variopinto, o germoglio | Di Giove, eterno; o d'amorosi furti | Artefice: a te supplico: di rea | Cura e d'angoscia non gravarmi, o Dea.

Fortunato quanto gli dei a me pare colui che siede di fronte a te e da vicino ode la tua voce e il riso melodioso.

Pommiti innanzi, amico; e raggia fuori | Le grazie dello sguardo.