Ivan Cattaneo | AforismiCitazioni.it

Mi ha sempre infastidito essere considerato solo un cantante, in realtà sono uno che ama manipolare, filtrare, riunire sempre i vari linguaggi artistici. Oggi la chiamano multimedialità.

La musica italiana è orfana delle vendite ormai inesistenti, delle case discografiche che non esistono più e dei grandi produttori di una volta.

Le ragazzine a quindici anni si identificano di più con un ragazzo gay perché è una prima fase di approccio con l'altro sesso, una specie di trait d'union.

Cantare bene non è assolutamente un'arte! è piacevole, è un buon conduttore di emozioni, ma non è arte; gli artisti veri sono quelli che inventano, che creano qualcosa di nuovo.

Non c'è più il futuro! Per nessuno! Quelli della mia generazione vivevano di futuro, i ragazzi di oggi sono molto più pratici e al massimo, se gli va bene, vivono decentemente il presente.

Se una cosa non ti fa dormire la notte, vuol dire che di quella cosa non ne hai affatto bisogno.

In televisione agli inizi ci sono andato poco, ero un personaggio scomodo per quel periodo [fine anni '70].

Faccio musica come il pittore dipinge la sua tela, cioè assolutamente solo, senza passaggi postproduttivi attraverso miriadi di mani estranee, arrangiatori, musicisti, discografici, tecnici del suono, programmatori elettronici.

Io adoro la musica ma non il mondo della musica.

Il successo e la popolarità fanno sempre molto piacere, ma se non sei più che saldo le sue altalene finiscono col procurarti tensioni e squilibri sulla personalità.

Il mondo gay non mi ha mai supportato. Sono stato sempre trascurato e questo non mi rende felice.

Se un errore c'è stato [nel passato] è quello di non essere stato abbastanza stronzo e dire un grande NO a chi mi spingeva a fare cose che ormai non amavo più, vedi dischi revival.

Non c'è più il futuro! Per nessuno! Quelli della mia generazione vivevano di futuro, i ragazzi di oggi sono molto più pratici e al massimo, se gli va bene, vivono decentemente il presente. Io sono a cavallo tra queste due concezioni, e in più sono affascinato anche dal vintage, e il futuro lo vedo sempre, letterariamente e cinematograficamente, un pò volgare, da B movie.

Voglio fare musica e arte che rimanga nel tempo. Sarò presuntuoso ma se non ragiono e intendo così la mia vita, il mio modo di essere, prima o poi tornerei ad esaurirmi e a perdere la stima di me stesso.

Non voglio fare il paladino dei gay a tutti i costi. Non ambisco ad essere un'icona. Sono stato, volente o nolente, un modello. Incontro tanta gente che mi ringrazia per avergli dato la forza di uscire dal proprio guscio. La maggior parte delle icone gay, poi, sono le prime ad odiare i gay stessi.

Il ruolo principale è creare, scrivere canzoni e dipingere. Il resto è vetrina, esposizione, partecipazione, coinvolgimento. Il cuore è nel creare.

Sono gay io, quindi tutta la mia produzione lo è. Tutto è visto attraverso la mia sensibilità. Quello che tengo a sottolineare è che non ho mai mentito rivolgendomi a una ipotetica lei in una canzone d'amore. Al limite, per eleganza, non ho messo il soggetto maschile o femminile e ho lasciato tutto al neutro.

Vivere a Londra nel 1971 e 1972 significava cambiare totalmente la propria vita e darle tutto quel coraggio di cui aveva bisogno per emancipare nella lotta personale, estetica e politica il proprio bisogno di essere altro, diverso dai modelli troppo antiquati che nella società di allora persistevano, soprattutto in Italia.

Un artista prende in considerazione tutte le proposte che arrivano, poi sta a lui fare una selezione.

[Sull'esonero dal servizio militare] Dissi che ero gay... mi ero presentato con una lettera della sorella di Mario Mieli, psicologa, la quale dichiarava che la mia personalità era incompatibile con il servizio militare, che poteva essere per me addirittura pericoloso. In realtà, il colonnello a cui presentai questa sorta di certificato mi disse che ero io, conciato in quella maniera e così carino, a essere pericoloso per i commilitoni.