Giuseppe Tomasi di Lampedusa | Aforismi e Citazioni


Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, 23 dicembre 1896 – Roma, 23 luglio 1957) è stato uno scrittore e nobile italiano.

Il mio sicilianissimo amor proprio era umiliato: ero stato fatto fesso; e decisi di abbandonare per qualche tempo il mondo e le sue pompe.

Se la Sicilia è ancora come ai tempi miei, immagino che non vi succede mai niente di buono, come da tremila anni.

Pensa a sposarti presto, Corbèra, dato che voialtri non avete trovato nulla di meglio, per sopravvivere, che il disperdere la vostra semente nei posti più strani.

Si vedeva che era uno di quei siciliani per i quali la Riviera Ligure, regione tropicale per i milanesi, è invece una specie d'Islanda.

Gli Dei vi hanno soggiornato, forse negli Agosti inesauribili vi soggiornano ancora. Non parlarmi però di quei quattro templi recentissimi che avete, tanto non ne capisci niente, ne sono sicuro.

Come Odisseo mi turerò le orecchie per non sentire le fandonie di quei minorati.

Lui divorava gli abominevoli “lukum”. “I dolci, Corbèra, debbono essere dolci e basta. Se hanno anche un altro sapore sono come dei baci perversi.”

Raccontami della nostra isola; è una bella terra benchè popolata da somari.

Nel termine "campagna" è implicito un senso di terra trasformata dal lavoro.

Sai, io, in fondo, ti voglio bene: la tua ingenuità mi commuove, le tue scoperte macchinazioni vitali mi divertono; e poi mi sembra di aver capito che tu, come capita ad alcuni siciliani della specie migliore, sei riuscito a compiere la sintesi di sensi e di ragione.

I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.

Nelle persone del carattere e della classe di don Fabrizio la facoltà di essere divertiti costituisce i quattro quinti dell'affetto.

Sono una persona che sta molto sola; delle mie sedici ore di veglia quotidiane dieci almeno sono passate in solitudine. E non potendo, dopo tutto, leggere sempre, mi diverto a costruire teorie le quali, del resto, non reggono al minimo esame critico.

Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone.

La facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri.