Christian De Sica | AforismiCitazioni.it

Mio padre mi ha sempre insegnato a fare tutto. Quando gli ho detto che volevo fare l'attore, mi ha detto di studiare doppiaggio, perché secondo lui era la scuola migliore. Non l'Accademia di Arte Drammatica, che sforna a volte pessimi attori di teatro.

Napoli [...] è l'unica città dove le persone ti salutano ancora con il "buongiorno" e non con un laconico "notte" o "giorno".

In Italia, adesso, i divi sono quelli che fanno i reality o i calciatori. Il divismo è finito negli Anni Cinquanta e nacque dopo la guerra perché c'era la fame e la gente voleva sognare un mondo che non era la realtà. C'era un'ingenuità diversa da oggi.

- Ricky: Io appena sveglio devo prendere una spremuta di pompelmo doppia per bruciare i grassi.
- Barabba: [guardandogli la pancia] Ma perché, te bruci grassi?
- Ricky: Vabbè, si fa per dire...

- Barabba: 'A champagne quanto 'a fate?
- Cameriere: 150.000 la bottiglia normale, trecentocinquanta quella magnum.
- Barabba: Du magnum, una pè me e una pè autista.

- Ricky: Non tiri così, mi strangola!
- Barabba: Ma non voi morì?
- Ricky: [piangendo] No... no, non ho più voglia, non c'ho più il coraggio... e poi mi fa male la caviglia..

- Benzinaio: Ma tu che sei, un cantante?
- Barabba: [ammiccando e annuendo] Che voi l'autografo?

- Ricky: Sei sicuro che viene bene la barba con la panna?
- Barabba: E pure meglio.

- Bigotti: Primo, da domani sono sospesi tutti i permessi fino a nuovo ordine; secondo, la squadra uscirà per nuovi interventi con squadre miste; e terzo...
- Spina: Ce la prendiamo tutti in quel posto!
- Bigotti: Esatto!

- Marcello: Beh, dobbiamo ancora decidere la bandiera, la moneta unica e l'inno nazionale.
- Tamara: Ma perché non se famo scrivè l'inno da Fedez?
- Danilo: Fedez? Ma che è... n'arabo?!

Voglio cambià look, voglio fà 'na cosa più da capo de Stato... internazionale...

Ma uno così se porta a una festa? Se porta in rianimazione…

Mio padre è un maestro, io sono un pittore della domenica. Non è vero che lo imito anche perché il mio modello è Sordi e come lui ho incarnato in tutti questi anni il ruolo dell'italiano imbroglione, del palazzinaro ed ho reso simpatici dei personaggi tremendi mettendo in scena le loro debolezze.

- Barabba: Devo fà 'na telefonata, che ore sò?
- Ricky: Sono quasi le cinque.
- Barabba: Ah, allora ce sta ancora... senti, famme sto numero: 0 - 6 - quattro volte 7 e poi 2. Fai tre squilli, attacchi e poi richiami.
- Ricky: Che cos'è, la NASA? A chi telefoni?
- Barabba: A mamma!

Mio padre mi ha sempre insegnato a fare tutto. Quando gli ho detto che volevo fare l'attore, mi ha detto di studiare doppiaggio, perché secondo lui era la scuola migliore. Non l'Accademia di Arte Drammatica, che sforna a volte pessimi attori di teatro. "Gli attori di teatro - mi diceva - parlano il 'birignaò. Invece bisogna parlare il dialetto, che è il vero italiano".

Mio padre mi ha sempre insegnato un grande rispetto per gli addetti ai lavori e per tutti quelli che lavoravano nel cinema e mi diceva sempre: "Il nostro è un mestiere fatto sull'acqua". Rossellini, invece, non amava gli attori e mi diceva continuamente: "Ma perché non te ne vai a Houston a studiare, perché non fai l'università?".

I nostri divi erano persone semplicissime, non era come in America che per parlare con uno di loro dovevi prima passare per agenti e segretarie. Quando volevo telefonare ad Alberto Sordi o a Peppino De Filippo componevo il loro numero telefonico e parlavo direttamente con loro. In Italia, adesso, i divi sono quelli che fanno i reality o i calciatori.

Mio padre è un maestro, io sono un pittore della domenica. Non è vero che lo imito anche perché il mio modello è Alberto Sordi e come lui ho incarnato in tutti questi anni il ruolo dell'italiano imbroglione, del palazzinaro ed ho reso simpatiche dei personaggi tremendi mettendo in scena le loro debolezze.

Il divismo è finito negli Anni Cinquanta e nacque dopo la guerra perché c'era la fame e la gente voleva sognare un mondo che non era la realtà. C'era un'ingenuità diversa da oggi.

Napoli è l'unica città dove le persone ti salutano ancora con il "buongiorno" e non con un laconico "notte" o "giorno".